Parliamo oggi di bambini sordi, musica e linguaggio, ovvero di come la musica possa essere uno strumento importante per favorire lo sviluppo spontaneo del linguaggio.
Come abbiamo detto nei precedenti articoli sulla musicoterapia umanistica, il suono, prima ancora di essere percepito uditivamente, già dal grembo materno viene percepito dal bimbo attraverso il corpo e per mezzo delle vibrazioni che si propagano nel liquido amniotico, stimolandolo all’ascolto e creando le basi per il riconoscimento dei suoni e quindi per l’apprendimento del linguaggio.
Le esperienze condotte in tanti anni con bimbi sordi porta ad affermare che nella vita reale, dopo la nascita, è fondamentale che il bambino con sordità faccia esperienze precoci con i suoni sotto forma di gioco, in modo da stimolare il processo di discriminazione e associazione che precede l’imitazione e la produzione verbale.
Nella stanza di musicoterapia, oltre al pianoforte a coda, ci sono tanti strumenti e materiali che stuzzicano la curiosità del bambino e il desiderio di imparare: piccoli strumentini idiofoni, legnetti, campanelli, sonagli, tamburi e veri e propri strumenti musicali e percussioni, pronti per essere utilizzati, in base all’età del bambino.
Giocando con questo materiale, con i genitori presenti, e sempre con accompagnamento del pianoforte per creare interesse, relazione, reciprocità con il terapeuta, il bambino può esplorare il mondo dei timbri e dei ritmi e imparare a riconoscerne le differenze, a prestare attenzione ai cambiamenti (suono-silenzio; piano-forte; lento-veloce; alto-basso).
Come si avviene allora la magia dell’ascolto? Come si insegna ad un bambino ad ascoltare?
Nel momento in cui spontaneamente, nel gioco, il bambino piccolo comincia a produrre i suoni con la voce o con un piccolo strumento, il musicoterapeuta valorizza e risalta quello che il bambino fa con l’accompagnamento musicale e nel tentativo di produrre in primi suoni spontanei come nel farsi della parola, la musica sostiene e diventa un tappeto sonoro sul quale far sviluppare la voce del bambino.
I suoni che ancora raggiungono il bambino seduto sul pianoforte risuonano nel corpo del bimbo. I sorrisi, le risate, i respiri mettono in moto tutto l’apparato fonatorio, in una relazione che si fonda sull’ascoltare ed essere ascoltato. Il bambino, anche piccolo, piccolo dimostra spesso il piacere di essere ascoltato e innesca un gioco fatto di fare e riprovare, di fermarsi e poi riprendere, di ‘ancora’ e poi ‘basta’, per mettere alla prova l’adulto; in questo gioco nasce la reciprocità e la relazione, di cui i bambini hanno molto bisogno per crescere sereni.
I suoni stimolano la parola perché la parola è fatta di suoni e possiamo dire che il bambino che incomincia a ripetere qualche suono si prepara a parlare, anche se su questo fatto vediamo tanti genitori titubanti all’inizio.
Tra le attività proposte c’è l’utilizzo di filastrocche popolari infantili che concludono sempre con delle semplici rime.
Esse sono utili e importanti per tanti motivi: sviluppano la memoria temporale perché risaltano gli accenti e i ritmi delle parole e danno la possibilità al bambino di inserirsi nel finale, ripetendo o concludendo la frase cantata; alcune possono includere numerazioni che preparano il bambino a contare e scandire i numeri; altre gli spiegano come siamo fatto, di quali parti è composto il nostro corpo; altre insegnano a stare insieme nelle regole del mondo.
Ma dal punto di vista della voce sono interessanti, infine, perchè utilizzano una estensione vocalica e intervalli adatti ai bambini e in questo modo sono facilmente ripetibili per la voce infantile.
Con le fiastrocche il bambino è divertito ed è invitato a proseguire, divenendo sempre più sicuro. Poi, crescendo, il bambino coglie aspetti sempre più specifici, ad esempio il ritmo e prosodia ed è in grado di cantare scandendo il ritmo, ad esempio, con uno strumento e sviluppando così anche l’ordine ritmico e metrico.
La musica ha una struttura ritmica simile a quella del linguaggio. Utilizzando strumenti e movimenti che seguono un ritmo, il bambino può iniziare a percepire e comprendere la cadenza e l’intonazione del linguaggio.
Il ritmo può quindi servire da ponte per imparare le strutture linguistiche, favorendo la memorizzazione di sequenze sonore.
Abbiamo già detto che la musica è strettamente legata al movimento e attraverso il movimento corporeo, accompagnato dalla musica, il bambino può sviluppare l’ espressività corporea e il risultato di un corpo in armonia è anche la capacità di modulare la voce dei suoni e il canto.
Diversamente un corpo rigido fa fatica a respirare con il diaframma e ad avere sufficiente ampiezza per sostenere i suoni armonici della voce.
In definitiva la coordinazione tra gesto e ritmo musicale, che si compie nel momento in cui si gioca, si cammina, si danza con la musica e nell’ascolto, aiuta a sviluppare una comunicazione armonica con il mondo e ad essere più sicuri di sé poiché consapevoli.
Nicoletta Bettini, musicista, musicoterapeuta e formatore. Socio fondatore della FIM (Federazione Italiana Musicoterapeuti). Docente. Certificata Norma Uni 11592 Arteterapeuti.