Cosa significa essere un artista con sordità? Quali sono gli ostacoli e le soddisfazioni maggiori che si possono incontrare e vivere?
Per iniziare a rispondere a queste domande abbiamo intervistato Davide Santacolomba. Palermitano classe 1987, Davide è un pianista ormai conosciuto e affermato e nonostante il suo deficit, una sordità neurosensoriale bilaterale profonda, con duro lavoro e determinazione è riuscito a fare della sua musica il suo lavoro. Oggi, oltre a suonare in giro per l’Italia e il mondo, insegna pianoforte al Conservatorio di Palermo e ha una vita molto impegnata. Nonostante ciò, ha trovato un momento per noi e così abbiamo avuto l’occasione per fargli qualche domanda sul suo passato ma anche sul suo presente e sulla sua professione.
Come hai scoperto della tua sordità?
Avevo 8 anni e vivevo a Palermo con la mia famiglia. Mia nonna ha notato che nell’ultimo periodo stavo sempre più vicino alla TV e chiedevo spesso di ripetere le cose che mi venivano dette, così ha chiesto ai miei genitori di farmi fare un test della vista e dell’udito. Il test ha evidenziato una sordità neurosensoriale bilaterale severa. Io non mi rendevo bene conto della situazione mentre mia madre ovviamente era rimasta scioccata e non ci voleva credere, tanto che ha preferito portarmi anche da altri medici a Milano per avere altri pareri.
La mia sordità venne poi confermata anche dai medici di Milano ma proprio nello stesso giorno accadde anche un’altra cosa che mi ha cambiato la vita: il mio primo incontro con un pianoforte. Eravamo a casa di un’amica di famiglia a Milano che stava suonando “Fra Martino” per me. Provai subito anche io a riprodurre quella melodia e riuscì perfettamente, nella sorpresa generale.
La vita ti toglie e la vita ti dà e questo ne è un esempio emblematico perché nello stesso giorno ho scoperto del mio deficit ma anche della mia predisposizione per la musica.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Non ho parenti musicisti ma i miei genitori sono sempre stati appassionati di musica classica. Mio padre fin da quando ero piccolo mi svegliava la domenica mattina con le sinfonie di Beethoven e così mi sono piano piano appassionato, imitando le gesta dei maestri d’orchestra che dirigono i musicisti. Al tempo sentivo molto meglio di ora perché avevo una sordità severa e non totale quindi riuscivo a sentire la musica con le mie orecchie e a goderne anche senza apparecchio o impianto. Purtroppo, mio padre ora non c’è più perché è mancato nel 2020 e non può vedere che mi sono realizzato nella musica e gioirne con me, però qualcosa ha visto di quello che ho fatto e sono contento di questo.
Mia madre invece è sempre stata amante del canto e della musica ed era una corista. Quando frequentava il coro della chiesa, mi portava con sé perché voleva che entrassi anche io in quel mondo e proprio lì, in quelle serate con mia mamma, mi sono appassionato alle tastiere. Mi avvicinavo sempre all’organista del coro e osservavo le tastiere e la stessa organista del coro cercava sempre di coinvolgermi e spiegarmi come poteva, in modo semplice, cosa stava suonando. È stata lei la mia prima insegnante di pianoforte, che mi ha portato poi in conservatorio.
Negli stessi anni frequentavo le scuole medie e durante le ore di musica ogni studente poteva suonare uno strumento a scelta. Io ero affascinato dal pianoforte e quindi è in questi anni che ho iniziato davvero a studiarlo. La mia scuola, inoltre, offriva anche dei corsi pomeridiani di pianoforte e ho sempre provato ad accedere. Nonostante la mia passione e il mio interesse, però, non sono mai stato ammesso e non ho mai capito il perché.
La tua famiglia ti ha sempre sostenuto in questa tua inclinazione verso la musica?
Sempre, sono sempre stati dalla mia parte anche nei momenti di sconforto. Anche quando avevo iniziato a studiare architettura industriale all’università e stavo facendo fatica a portare avanti sia lo studio che la musica oppure quando lo studio al conservatorio era difficile a causa della sordità e degli ostacoli che incontravo sul mio percorso, loro erano sempre vicino a me, incoraggiandomi e dicendomi sempre di continuare. E anche quando gli altri volevano interrompere i miei sogni, loro ci sono sempre stati. Per esempio, quando il mio professore di pianoforte al conservatorio non mi accettò come allievo e tentò di bocciarmi in tutti i modi. Loro anche in quell’occasione presero le mie difese e andarono a parlare con il direttore del Conservatorio e tutto andò bene. Grazie a loro e alla mia caparbietà.
Dopo questo episodio sono riuscito a trovare una professoressa del conservatorio che mi accettasse davvero e con lei sono riuscito a diplomarmi e concludere il mio percorso con la lode.
E oggi incontri ancora ostacoli di questo tipo essendo un musicista con sordità?
Purtroppo, sì ma con caparbietà cerco sempre di superarli. Anche se è molto diverso incontrare ostacoli nel percorso di studi o nel mondo del lavoro, perché alla fine devi poterti mantenere degnamente e spesso vengo escluso o bocciato ad esami o concorsi perché sono sordo.
Una volta, per esempio, ho fatto un concorso pubblico e, nonostante avessi i requisiti, non sono stato preso in considerazione perché, a detta loro, ero sordo. Questa è stata la motivazione.
Possiamo dire che la tua passione è andata oltre l’ostacolo?
Certo, ovviamente i miei genitori mi hanno sempre spronato, così come i miei amici musicisti, i miei insegnanti e perfino il pubblico che viene ai miei concerti. Grazie al loro sostegno ho costruito la mia sicurezza e la consapevolezza in me stesso e ho superato molti ostacoli.
La musica è stata la mia salvezza proprio perché mi ha aiutato a crescere come persona e a darmi una dimensione di vita. Prima di incontrarla ero invisibile, non ero accettato e non riuscivo ad emergere. Quando il mio talento musicale è iniziato ad emergere allora gli altri, anche coloro che non credevano in me o mi prendevano in giro, si sono accorti di me e di quello che valevo e hanno iniziato ad apprezzarmi e ad includermi. La musica mi ha allontanato dalla solitudine e mi ha avvicinato alle persone.
Se ti chiedessi cos’è per te la musica, cosa mi risponderesti?
La musica è la mia salvezza, è tutto. Io amo la musica, quindi è la mia salvezza ma anche il mio amore.
Ed essere un artista con sordità cosa significa per te?
Un problema, perché, come ti dicevo prima, spesso vengo discriminato sul posto di lavoro e perché è più difficile apprendere e suonare e ti vivi tante difficoltà in più rispetto alle persone udenti. Quindi la sordità quando sei un artista è un problema grande, ma allo stesso tempo, riuscire a vivere di musica ed essere un musicista con sordità è una grande soddisfazione. Quando vedo il pubblico felice, quando vinco un concorso o quando i genitori dei miei allievi sono felici dei loro risultati, sono dei grandi traguardi per me.
Se non ci fosse la musica nella tua vita, cosa saresti? In quale ambito ti vedresti?
A me è sempre piaciuto creare, infatti mi piace molto anche il mondo del design. MI piacciono i colori e disegnare e fin da piccolo ho avuto anche questa passione. Infatti, ad un certo punto avevo anche pensato di lasciare gli studi musicali per studiare design e scrissi una lettera alla mia insegnante di pianoforte del conservatorio per comunicarle la notizia. Lei la prese e la stracciò e grazie anche a questo suo gesto ho proseguito i miei studi e sono diventato ciò che sono.
Qual è il tuo brano preferito da ascoltare e quali emozioni ti dà?
In realtà sono due i brani che più mi hanno emozionato e per i quali mi è capitato proprio di commuovermi. Il primo è il secondo movimento del Concerto per pianoforte N. 5 di Beethoven per orchestra e poi il primo movimento del Concerto per pianoforte N. 1 di Chopin, sempre per orchestra.
Qual è il tuo brano preferito da suonare quali emozioni ti dà?
Sicuramente per me i brani di Beethoven hanno qualcosa di speciale, in particolare il primo movimento della sonata “Al Chiaro di Luna” di Beethoven perché un po’ mi riguarda. Questo movimento infatti è stato scritto da Beethoven per una giovane donna di cui si era innamorato follemente e che gli aveva ridonato la felicità, ma allo stesso tempo il compositore era preoccupato per questo rapporto perché lei apparteneva ad una classe sociale differente dalla sua quindi, probabilmente questa relazione sarebbe presto finita. Infatti, un anno dopo la contessa si sposò con un conte e quindi la storia tra il musicista e lei finì. In questo movimento c’è tutto il dolore di Beethoven per la fine di questo amore. È un brano che descrive la sofferenza d’animo di una persona e anche la sua sofferenza fisica e che fa fatica ad esplodere, piuttosto implode in sé stesso.
In più Beethoven era sordo, ha perso l’udito a 25 anni ed ha continuato a comporre grazie al suo talento e nonostante il suo deficit.
Cosa consiglieresti a un bimbo o un adulto che vuole avvicinarsi alla musica?
In generale, l’apprendimento di uno strumento è davvero un’attività importante e un qualcosa in più e la cultura musicale piò dare molto. E apprendere uno strumento non significa per forza eccellere e arrivare ad alti livelli ma poter godere della musica e divertirsi.
Se invece dovessi dare un consiglio a un bambino o una persona sorda che si sta avvicinando alla musica, gli direi che è un’ottima cosa e di seguire questa inclinazione ma li metterei anche in guardia rispetto alle difficoltà che potrebbe incontrare nel percorso. Essere consapevoli di questo è importante, ma anche a loro direi che l’importante è che non smettano di credere nel loro sogno, se esso è la musica, e di non smettere di credere in loro stessi.